Media & recensioni

18/04/2007

TESTO CRITICO di Pier Alberto Luzzana (aprile 2007)

Terminati gli studi nel 2002, Anja Kunze cerca immediatamente un percorso artistico che le permette di entrare direttamente in simbiosi con la propria anima, senza compromessi o trattative alcune.

Anja, in effetti, produce le sue opere in una sorta di trance mediatica aggredendo la tela e riducendo al minimo quello che è lo spazio tra se e la sua opera.
I suoi lavori sono fortemente dialoganti con l’intimo, evocando stati d’animo di turbamento e particolari scenari ansiosi dai quali, a fatica, si liberano figure appena accennate.
Kunze ha iniziato la sua ricerca partendo da un espressionismo astratto decisamente materico, concepito con pennellate e spatolate dirette impastando volentieri colori ad olio ma anche acrilici e colori sintetici tra di loro con l’ausilio di colle.
L’interlocutore privilegiato delle sue opere è l’anima, intendendosi come anima la contestuale presenza di retaggi d’infanzia e antichi affetti, ma soprattutto di un stato particolare di ansia che spesso si traduce in gonfia disperazione, propria di chi ha la volontà di continuare un viaggio che sa già senza ritorno.
Il procedere artistico di Anja Kunze deve essere letto come una costante apertura verso temi astratti in una continua rivoluzione innovativa.

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